Ancelotti, da anticorpo del sistema a straordinaria opportunità

Tratto dal blog Il graffio di Antonio Corbo

Tentativo di ricostruire i passaggi che hanno portato Ancelotti al Napoli dal mio punto di vista, in risposta alle obiezioni fatte da amici blogger. Le dinamiche, ancora tutte da comprendere, con probabili passaggi di cui non siamo a conoscenza, saranno decisive per capire quale dovrà essere il taglio dei prossimi interventi. Per il momento, allego quanto scritto stamattina.

Ciao Lester, cerco di spiegarmi meglio. La sintesi del discorso di Sarri è questa: Tifo Napoli e amo i napoletani (per quanto Nino non creda all’amore). Resto se ho, non dico la certezza, ma gli strumenti per poter regalare a questo popolo la gioia della vittoria. Gli strumenti sono 1) Motivazioni e conferme sull’ossatura della squadra 2) Sacrosanto adeguamento economico ed eliminazione della clausola 2) Cesellatura per quanto riguarda i punti deboli della rosa. Tutte e tre le condizioni sono di pertinenza della società. È chiaro che il suo agente, non conoscendo gli sviluppi della situazione, si guarda attorno e valuta possibili vie di uscita. Senza queste tre condizioni, inutile restare. Troppo tempo per ricreare le condizioni della grande bellezza, ci vogliono tre anni, e soprattutto sono svuotati Sarri e la squadra per lo sforzo fatto e le schifezze subite. Non ha mai espresso la volontà di voler lasciare Napoli. Anzi, ha detto, in modo chiaro, che se lo farà, sarà perché il presidente riterrà inopportuno proseguire insieme. Proprio per la ragioni che tutti conoscono. Autismo tattico e poca rotazione. (il presidente si lamenta della poca rivalutazione dei panchinari – tra l’altro molti di questi non convocati ai mondiali – ma dimentica la plusvalenza mostruosa di chi gioca) Ma la ragione, che è certamente un limite, è dovuta alla complessità del fondamento della sua filosofia di gioco e agli INVESTIMENTI CHE LA SOCIETÀ NON PUÒ SOSTENERE. Sanè fu una battuta, non una richiesta.
Che ha fatto AdL? A campionato in corso, senza manifestare in modo veemente quello che poi ha manifestato, a stalla chiusa e buoi scappati, ossia che la Juve si stava per fregare l’ennesimo campionato, si è presentato da Sarri per sapere quale fossero le sue intenzioni. Sarri gli avrà detto esattamente quanto sopra e lui felice si sarà alzato confermandogli a parole la sua disponibilità, per poi far credere a tutti, all’allenatore in primis, poi alla squadra e poi ancora a stampa e tifosi, che la scelta sarebbe dipesa solo ed esclusivamente da Sarri per le ragioni già elencate.
Nella conferenza dopo Crotone, quando Sarri ha detto che il presidente poteva aspettare 48 ore, lui e la squadra speravano che il presidente andasse a sottoscrivere quanto promesso. Era lui che cercava conferma delle promesse, che aspettava, non il contrario. In poche parole, il cinepanettone era riuscito nell’intento di far passare le esitazioni di Sarri come incertezze e povero e spazientito festeggiava da solo nello spogliatoio con lo champagne la firma di Ancelotti.
Spezziamo una lancia a favore di AdL. Non pensa solo ai soldi, fine comunque della sua missione, ma anche a un riconoscimento sacrosanto per quello che la sua azienda produce. Lo scudetto è una certificazione di qualità e in quanto tale porta prestigio e soldi. Quindi, vuole vincere! Solo che, come tutti gli appassionati di calcio del mondo, ha capito che se avesse comprato il Real Madrid in toto con 91 punti fatti, i ladri ne avrebbero fatti comunque 92. Non solo, ha visto che in questi anni i ladri sono riusciti all’interno del palazzo ad accaparrarsi i favori di tutti i più acerrimi nemici, isolandolo. Roma, l’anno scorso, ci ha costretto al preliminare, quest’anno anche Inter e Fiorentina. Pioli ci ha fatto sputare sangue e ci ha concesso un punto su sei. Era anche AdL in bilico sul filo. E scrissi che avrebbe rischiato di farsi male. “Sarri è un problema in Italia e lo è anche per me, è dinamite, ma è l’unico che può dare continuità al progetto, se prendo Fonseca con i favori di Mendes, va a finire che mi ritrovo nelle grinfie mafiose del procuratore, con Giampaolo scoppia un casino della madonna” quindi non sapeva dove sbattere la testa.
Ancelotti. Era già in nazionale. Impensabile per le casse del Napoli. Pensare che uno che in 40 anni di calcio, dopo che è stato a Milano, Londra, Madrid, Parigi, Monaco di Baviera, a un certo punto si lascia convincere dalla sceneggiatura di un cinepanettone e si lancia in un’avventura senza garanzie e nelle stesse condizioni che rendevano dubbioso Sarri, o ama credere che gli asini volano, o non ha mai messo piede in una di queste piazze finanziarie e politiche europee.
Per cui, come in tutti i sistemi complessi, quando contraddizioni e crepe diventano problematiche e critiche, è il sistema stesso, attraverso gli anticorpi a disposizione, a porvi rimedio. Ancelotti è l’anticorpo interno al sistema malato di cancro secolare che appesta il calcio in Italia. L’estremo rimedio, prima che mi presentassi non con il dossier in procura, ma con una cintura di esplosivo a Vinovo. Pur essendo gandhiano.

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